Soleminis è posto a 200 metri sul livello del mare e fa parte del territorio del Parteolla. Il paese è situato al confine tra la piana campidanese, che si stende a occidente, e le prime propaggini del monte Serpeddì (1067 metri), che si leva a oriente.
Il paese si trova in una zona collinare circondata da vigneti, uliveti e campi coltivati a cereali.
Come arrivare
- Nave: Dal porto di Cagliari, Soleminis dista circa 24Km
- Aereo: Dall'aereoporto di Cagliari/Elmas, Soleminis dista circa 20 Km
- Treno: In partenza da/per Monserrato/San Gottardo per/da Soleminis (vedi gli orari dei treni in allegato)
Economia
L'economia del paese è prevalentemente a carattere agro-pastorale, le colture principali sono i cereali e la vite, seguita dall'ulivo.
Sono rinomate le produzioni tipiche come pane, dolci, olio, miele ed erbe aromatiche.
Il piccolo centro agricolo sta però ricercando anche nei settori emergenti nuove opportunità di occupazione.
Storia e testimonianze dal passato
Le prime notizie su Soleminis risalgono all'XI secolo, ma non è da escludere che il centro fosse già abitato sin dall'epoca romana.
In tutto il territorio soleminese, tra i più fertili della Sardegna meridionale, la presenza umana è comunque documentata sin da epoche remote, il territorio infatti è ricco di testimonianze archeologiche.
Soleminis apparteneva alla curatoria del Parteolla nel giudicato di Cagliari, ma con la caduta di quest'ultimo, il paese passò al regno di Arborea sino al 1297, quando venne ceduto al comune di Pisa. Nel 1324, con la conquista aragonese, fu dato in feudo ad Arnaldo Ballester e dopo vari passaggi di proprietà il feudo fu venduto a Calcerando Torrelas e ai suoi fratelli nel 1442, in un momento in cui il villaggio era ormai in rovina e quasi spopolato.
Nei primi decenni del 1600 Soleminis era ancora spopolato e dopo la morte del suo ultimo possessore rientrò a disposizione della Corona.
Nel 1637 il territorio, che oramai era coperto da un fitto bosco, fu venduto a Francesco Vico, il quale morì nel 1648 lasciando erede suo nipote Francesco Zonza Vico. Quest'ultimo avviò il ripopolamento del villaggio e nel 1651 ottenne il titolo di marchese di Soleminis. Purtroppo l'epidemia di peste del 1652 ne ritardò i progetti, che riprese alcuni anni dopo e portò a termine entro il 1678 grazie alle molte franchigie che attirarono i coloni.
Dai Zonza Vico, nel 1756, il villaggio passò agli Amat ai quali fu riscattato nel 1838.
La dominazione spagnola ebbe fine quando la Sardegna fu occupata dagli Austriaci nel 1708, ma il dominio austriaco durò poco. Nel 1718 la Sardegna passò ai Savoia, il Piemonte non abolì in modo deciso il feudalesimo, ma preferì liquidarlo legalmente addossando l'onere dell'operazione sulle spalle dei comuni. Il riscatto del feudo fu fissato in 740 lire che dovevano essere pagate a partire dal 1840.
Quando nel 1848 furono abolite le province, Soleminis entrò a far parte della divisione amministrativa di Cagliari e nel 1859 dell'omonima ricostituita provincia.
Riguardo al toponimo sono state avanzate molte teorie, che però non riescono a convincere appieno. Secondo quella più attendibile il nome deriverebbe dal latino 'sollemnis', ad indicare un luogo in cui ogni anno si tiene una festa religiosa; altra interessante ipotesi, che permette di avere riscontri oggettivi sul territorio, è quella che lo vuole derivante da Sol o divinità del sole e Eminens, cioè luogo elevato, forse ad indicare un sito in cui si venerava la divinità.
Il centro storico di Soleminis conserva ancora antiche costruzioni realizzate secondo la tradizionale architettura rurale in mattoni di fango, tra cui spicca la casa 'Corda Spada', trasformata in centro culturale. Essa conserva un'incantevole collezione etnografica, oltre a mobili, utensili e manufatti della quotidianità isolana.
Di particolare interesse, in zona Sedd'e cresia, la parrocchiale di San Giacomo, una chiesa seicentesca realizzata forse su un precedente impianto medievale che conserva al suo interno testimonianze artistiche di grande pregio.
Perché visitare Soleminis
Al limite dell'attuale confine comunale, in zona Sedd'e Cresia, sorge la parrocchiale di San Giacomo, una chiesa seicentesca forse realizzata su un precedente impianto medievale. La chiesa conserva al suo interno testimonianze artistiche di grande pregio: innanzitutto su una parete del presbiterio sono visibili due quadri interessanti, uno rappresentante la Trinità e la Sacra Famiglia realizzato a fine ‘500 e proveniente da bottega stampacina, l'altro rappresentante una Redenzione attribuita al pittore cagliaritano Sebastiano Scaleta e risalente alla metà del ‘700; del repertorio scultoreo di rilevanza sono la statua settecentesca di San Giacomo, facente parte di un corredo statuario più ampio influenzato dalla scultura dell'artista sardo Giuseppe Antonio Lonis, e il crocifisso ligneo appartenente all'arciconfraternita del Rosario; la chiesa custodisce anche un importante corredo in argento.
Il centro storico di Soleminis conserva ancora antiche costruzioni realizzate secondo la tradizionale architettura rurale in mattoni di fango, tra cui spicca la casa ''Corda Spada'', trasformata in centro culturale. Essa conserva un'interessante collezione etnografica, oltre a mobili, utensili e manufatti della quotidianità isolana.
Durante tutto l'anno è possibile venire a Soleminis per godere delle sue tante feste.
Il 17 gennaio si festeggia Sant'Antonio Abate, con la distribuzione delle arance benedette, mandarini, pane e vino riscaldati da un caldo falò, acceso dopo una suggestiva processione notturna alla luce delle fiaccole; il 2 febbraio si tiene la festa della Candelora, che ricorda la presentazione di Gesù al tempio; l'ultima settimana di maggio è la volta di Sant'Isidoro, protettore degli agricoltori, con una folkloristica festa che prevede il trasporto fino alla chiesetta campestre della statua del Santo, accompagnata da un corteo di fedeli, cavalieri, gruppi in costume e traccas (carri a buoi addobbati per la festa), con offerta di prodotti tipici locali quali fave, dolci, pane e vino. La festa più importante dell'anno soleminese è, però, senz'altro quella in onore del patrono San Giacomo e della Compatrona Sant'Anna tra il 25 e il 26 luglio: cerimonie religiose e civili si fondono nei giorni di festeggiamenti cui partecipa tutta la popolazione, che viene coinvolta in mostre dell'artigianato, di pittura, rassegne cinematografiche e spettacoli pirotecnici.
Uno sguardo in anteprima
Situato a circa 20 Km da Cagliari, il paese di Soleminis si distende in una zona collinare del Campidano di Cagliari al confine con gli ultimi rilievi montuosi di Serpeddì. Si tratta di una zona dedita alle attività agro-pastorali, tra le più fertili della Sardegna meridionale, le cui principali colture sono rappresentate dai vigneti, uliveti e cereali. Altre produzioni tipiche del paese sono il pane e il miele. Particolarmente diffusa è la raccolta delle erbe aromatiche.
In ambito zootecnico ha particolare rilievo l'allevamento avicolo.
Riguardo al toponimo sono state avanzate molte teorie, che però non riescono a convincere appieno: secondo quella più attendibile il nome deriverebbe dal latino ''sollemnis'', ad indicare un luogo in cui ogni anno si tiene una festa religiosa; altra interessante ipotesi che permette di avere riscontri oggettivi sul territorio, è quella che lo vuole derivante da Sol, o divinità del sole e da Eminens, cioè luogo elevato, forse ad indicare un sito in cui si venerava la divinità. Il nome Soleminis appare, comunque, per la prima volta nell' XI secolo quando il paese fece parte della curatoria del Parteolla nel giudicato di Cagliari.
Nel territorio sono numerosi i siti archeologici che testimoniano la presenza di significativi insediamenti dal periodo prenuragico.
Soleminis con la caduta del giudicato di Cagliari passa a quello di Arborea, nel 1258 il paese è in possesso della famiglia pisana dei Gherardesca e nel 1297 del comune di Pisa. Durante la dominazione aragonese prima e spagnola poi il paese appartenne a diversi feudatari. Rimasto deserto a seguito di pestilenze, il paese fu rifondato nel 1637 dalla nobile famiglia dei Vico, da questi passò agli Amat che lo tennero fino al riscatto del feudo nel 1839.
Eventi e Sagre
La tradizione sarda si rinnova ogni anno grazie ad un calendario ricchissimo di manifestazioni.
In tutta l'Isola processioni, concerti, regate, spettacoli teatrali e mostre-mercato offrono un palcoscenico straordinario, allietando ed incantando il visitatore, lo spettatore, l'ascoltatore, dando luogo a proposte culturali che vanno incontro agli interessi più diversi.
Festa di Sant'Antonio Abate - 17 gennaio
La sera il simulacro del Santo, dopo essere stato abbellito con le arance che ricoprono il suo bastone, viene portato in processione e al rientro, dopo averlo benedetto, viene acceso un gran falò preparato dal comitato organizzatore. Durante i festeggiamenti vengono distribuite ai partecipanti le arance benedette, i mandarini, il pane ed il vino.
Festa della Candelora - 2 febbraio
La Candelora rievoca la presentazione di Gesù al Tempio. In questa circostanza 'Sa priora', una donna che fa parte della Confraternita della Madonna del Rosario, sceglie due bambine del paese, 'Is priorisseddas', simili tra loro e per l'occasione vestite uguali.
Sa priora e Is priorisseddas , durante la celebrazione della messa, offrono in dono il Bambino Gesù e una coppia di tortorelle. Inoltre vengono benedette le candele che vengono offerte ai fedeli.
Festa di Sant'Isidoro - ultima domenica di maggio o prima domenica di giugno
La festa, dedicata al protettore degli agricoltori, ha inizio il sabato sera quando il Santo viene portato in processione dalla chiesa parrocchiale alla chiesa campestre passando per le vie del paese.
Il simulacro del Santo viene accompagnato dai cavalli i cui cavalieri indossano il costume sardo, dai gruppi folkloristici in costume e dai tradizionali carri 'Is traccas', mezzi usati per la lavorazione dei campi e abbelliti per l'occasione con oggetti antichi sardi.
All'arrivo della processione alla chiesetta, dopo la benedizione, dalle traccas vengono offerti prodotti locali come pane, dolci, olive, vino e moscato.
La domenica mattina viene celebrata la messa solenne nell'omonima chiesetta. La sera precedente il rientro del Santo al paese, il comitato organizzatore della festa distribuisce prodotti tipici quali pecora in cappotto e arrosto, fave lesse, olive, formaggio, vino e dolci confezionati dal comitato stesso.
All'imbrunire si riorganizza la processione di rientro e all'arrivo al paese viene fatto un piccolo spettacolo pirotecnico.
Festa di San Giacomo e Sant'Anna - 25/26 luglio
La festa più importante per i Soleminesi è la festa di San Giacomo e di Sant'Anna, che vengono considerati entrambi patroni del paese. I festeggiamenti hanno inizio con la processione che si svolge la mattina, prima della Messa solenne in loro onore, con la partecipazione di tutta la popolazione e l'accompagnamento della banda musicale.
La sera del 24 hanno luogo i festeggiamenti civili e, come da tradizione, si accendono i fuochi d'artificio.